La personalizzazione della terapia anticoagulante nel paziente con fibrillazione atriale e scompenso cardiaco
Rosalba Cipriani
Scompenso cardiaco e fibrillazione atriale, un binomio complesso
Fabrizio Tiratterra
Quando l’eziologia è ischemica e il cuore scompensato fibrilla
Federica Lorenzi
Fibrillazione atriale e scompenso cardiaco: le differenze di genere
Giuseppe Gattini
Lo scompenso cardiaco e fibrillazione atriale sono due disturbi clinici comuni che si alimentano a
vicenda. La presenza di fibrillazione atriale nel paziente scompensato può peggiorare il quadro clinico
dell’insufficienza cardiaca ed aumentare sensibilmente il rischio di esiti funzionali sfavorevoli, di
avere un impatto negativo sulla qualità della vita, di prolungare l’ospedalizzazione, di esser causa di
ricoveri ripetuti e di morte.
Le due malattie condividono molti fattori di rischio: la cardiopatia ischemica, l’ipertensione, le
valvulopatie, l’ ipertrofia ventricolare sinistra, il diabete mellito sono solo alcune delle condizioni più
comuni che possono portare tanto allo scompenso cardiaco quanto allo sviluppo della fibrillazione
atriale. L’attivazione dei sistemi neurormonali, le modificazioni delle caratteristiche elettrofisiologiche e
meccaniche dei tessuti cardiaci creano le condizioni in cui lo scompenso cardiaco predispone alla
fibrillazione atriale e in cui quest’ultima aggrava lo scompenso cardiaco.
La disponibilità di nuovi anticoagulanti orali che per le loro caratteristiche specifiche di efficacia e
tollerabilità rappresenta una opportunità terapeutica di estremo interesse per il paziente e le nuove
linee di indirizzo per il trattamento dello scompenso cardiaco consentono un approccio al paziente,
moderno ed estremamente interessante in termini di esiti.